Storia dell'Asinara - Escursioni al Parco Nazionale dell'Asinara da Stintino

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Storia dell'Asinara

Un   po' di   Storia      (non fa mai male conoscerla)
 
Grazie ad alcuni siti archeologici si può datare la presenza umana nell'isola fin dal IV millennio a.C.; tali siti collocati nel nord dell’isola sono le più antiche testimonianze dell’uomo nell’intera Sardegna. Il sito più importante è quello di Campu Perdu, una domus de janas, ricavata su di un pianoro nei pressi della Reale. Si suppone che, associato ad esso, vi fosse un villaggio di capanne, ancora da individuare. È quindi dal Neolitico ininterrotta la presenza umana. Del periodo nuragico dell’isola si ha una testimonianza di rilievo, un bronzetto raffigurante un bovino tuttora esposto nell'Antiquarium Turritano a Porto Torres. Altre testimonianze dell'importanza storica e strategica dell'isola si hanno grazie ai Romani, furono proprio essi a rinominarla Herulis Insula, in onore al semidio, figlio di Giove, Ercole. La leggenda voleva vederlo, nel suo peregrinare da oriente ad occidente, stabilirsi proprio nell’isola. Di quest’epoca erano stretti anche i rapporti con la vicina Turris Lybissonis (l'odierna Porto Torres), proprio in questi anni infatti sono stati ritrovati ed esplorati dei relitti di navi contenenti anfore, contenti soprattutto merce legate al mercato ittico. Di questi relitti si fanno presenti quello a largo della Reale e quello nello stretto dei Fornelli. Il nome odierno invece deriva da un altro toponimo dato dai Romani all'isola, Sinuaria, dovuto al carattere frastagliato dell'isola. Successivamente alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente l'isola, come tutta la Sardegna, passò dapprima in mano ai Vandali e successivamente di nuovo all’impero, stavolta Bizantino. Proprio a questo periodo risalgono le prime incursioni arabe, circa al 700 d.C., che costrinsero le popolazioni a ritirarsi dalle coste, abbandonando le isole al loro destino. Ma con la nascita dei Giudicati e la lotta delle Repubbliche marinare per la supremazia nel Mediterraneo, l’Asinara ritornò ad essere un importante punto strategico conteso tra Genova e Pisa, fin quando un'importante famiglia ligure, i signori della Lunigiana, si suppone i Malaspina, fece costruire il castello, abbarbicato sul massiccio granitico di Fornelli, teso a mirare lo stretto, importante via per abbandonare il Golfo dell'Asinara. A questo castello tuttavia si attribuiscono diverse leggende (probabilmente con un minimo di fondamento), che ne fanno la dimora del corsaro Barbarossa, da cui il nome dell’omonima cala nelle vicinanze del castello. Ma nonostante la presenza dei Malaspina nell’isola alcuni monaci pisani, camaldolesi, provenienti dall’abbazia di San Michele in Borgo circa nel 1100 vi si stanziarono. Erigendo per altro un convento, il convento di Sant'Andrea, prospiciente l’omonima spiaggia. Di tutto ciò oggi non rimangono che ruderi. Con l'arrivo degli Aragonesi l'Asinara si vide teatro di numerose battaglie, da citare quella del 1409 tra Genovesi ed Aragonesi, questi ultimi di stanza ad Alghero, mentre i primi proprio sull'isola. La sconfitta genovese fu dovuta all’utilizzo delle nuove bombarde da parte degli Aragonesi. Ancora nel ‘500 le incursione moresche continuavano a vessare la Sardegna e l'Asinara, è proprio in questo periodo che s'iniziarono a edificare le prime torri costiere, di cui l'Asinara può vantarne tre, in discreto stato di conservazione. Anche le scorrerie e la residenza all'Asinara di Barbarossa risalgono a questo periodo. L'isola dell'Asinara permane per oltre tre secoli nel Regno di Sardegna sotto la Corona aragonese e poi spagnola.

Nel 1720, dopo una breve parentesi asburgica, la Corona del Regno di Sardegna passa alla Casa Savoia, e sotto questo governo nel 1768, viene concesso ai fratelli Giocchino e Felice Velixandre di colonizzare l’isola con coloni di varia origine allontanando i precedenti abitanti (per la maggior parte pastori dell’entroterra sardo e pescatori liguri perlopiù di Camogli), anche se il tentativo fallì. Ma alla rinuncia dei Velixandre risposero i nobiluomini sardi, tra cui il sassarese Don Antonio Manca Amat, marchese di Mores e Montemaggiore (comprendente Thiesi, Cheremule e Bessude), che nel 1775 convinse Vittorio Emanuele II a concedegli l’isola, col titolo di Duca dell’Asinara. Grazie all’arrivo dei nuovi coloni richiamati dal Don, riuscirono a svilupparsi una discreta agricoltura e pesca, la popolazione continuò a crescere fino ad arrivare, nel 1833, a 300 abitanti e 4000 capi di bestiame: il livello di produttività e benessere raggiunto nel periodo in questo Ducato è ben esemplicato dalla costruzione del Palazzo Ducale di Sassari, ora sede dello stesso Comune.

Nel 1836 venne abolito il feudalesimo e l'Asinara ritornò sotto il controllo diretto dello Stato. Passarono diversi decenni finché nel 1885 il Governo Depretis VII istituì una colonia agricola ed un lazzaretto.[6] Gli abitanti dell’isola contrariati si opposero, i più combattivi furono allontanati anche tramite navi da guerra. Degli abitanti originari, 57 famiglie di origine sarde si trasferirono nelle Nurra, a Porto Torres e Sassari. Le restanti 45 famiglie sarde e liguri si insediarono invece nelle vicinanze della tonnara, fondando il borgo di Stintino, allora chiamato Cala Savoia, grazie all'aiuto dei fratelli sassaresi Salvatore e Cristoforo Murtola. Risale all’inizio della prima guerra mondiale l’inizio della deportazione di prigionieri di guerra, soprattutto austro-ungarici. Furono trasferiti in quegli anni circa 24000 prigionieri, di questo periodo rimangono la cappella austroungarica e la stele commemorativa nel cimitero. Nel 1936 per volere del governo austriaco fu fatto edificare l'ossario. Negli stessi anni, in seguito alla Guerra d'Abissinia (1937), furono deportati sull'isola molti etiopi. Tra essi si annovera anche la figlia del Negus. L'Asinara è rimasta chiusa al pubblico dal 1885 al 1999, in un isolamento totale rafforzato nei primi anni sessanta dall'istituzione del carcere di massima sicurezza in cui vennero internati brigatisti e mafiosi come Raffaele Cutolo e Salvatore Riina. L'isolamento ha tuttavia permesso la preservazione di gran parte dell'ambiente naturale dell'isola, evitando la cosiddetta cementificazione, e permettendo la nascita nel 1997 del Parco Nazionale dell'Asinara.

Il 30 marzo 2009, dando seguito a quanto specificato dalla Giunta regionale con deliberazione n. 48/1 del 9 settembre 2008, il Servizio Territoriale Demanio e Patrimonio di Sassari ha affidato alla Conservatoria delle Coste la gestione dell'intero territorio e di tutti gli immobili dell'isola dell'Asinara di proprietà della Regione Autonoma della Sardegna.[7] La maggiore sfida e preoccupazione della Conservatoria è quella di indirizzare una geografia del riuso per i patrimoni regionali in grado di conservare ed anzi rafforzare, proprio attraverso le finalità fruitive, l'atmosfera inconfondibile e atemporale che questi luoghi attualmente emanano.

Nel maggio del 2009 il comune di Stintino ha chiesto ufficialmente di essere inserito nell'Ente Parco. Stintino infatti è la località geograficamente più vicina all'Asinara ed il centro della quasi totalità dei traffici di passeggeri per l'isola.

Dal 24 febbraio 2010 un gruppo di lavoratori cassintegrati della Vinyls (azienda chimica del petrolchimico di Porto Torres) occupa il vecchio carcere di Cala d'Oliva iniziando la parodia del reality show L'isola dei famosi (soprannominando l'occupazione dell'isola e delle strutture carcerarie dismesse con il nome "L'isola dei cassintegrati"),[8] al fine di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica italiana e riottenere il loro posto di lavoro. La storia della protesta è raccontata nel romanzo Asinara Revolution, pubblicato per Bompiani nel 2011.

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